Sui rifiuti, sulle discariche, sugli inceneritori e sui termovalorizzatori ormai ne ho sentite di tutti i colori. Ma quale sarebbe una vera e concreta alternativa a questi impianti per lo smaltimento dei nostri rifiuti.” – Guido, Trescore Balneario (BG).

Questo il quesito posto alla trasmissione L’Espresso, a cui a partecipato Marcello Saponaro consigliere regionale dei Verdi in Regione Lombardia.

Come già detto in altre occasioni la nostra posizione in merito è semplice, meno produzione ove possibile e maggiore riciclo. Soprattutto nel settore hi-tech oggi è possibile, grazie proprio alla teconologia disponibile, rigenerare e quindi riutilizzare ciò che troppo spesso viene etichettato come bene obsoleto (rifiuto), senza per questo rinunciare a qualità e prestazioni.

Interessante l’incontro fatto ieri, in qualità di presidente di Assoritech, con Anna Micossi (Responsabile Comunicazione) Daniela Monteverdi (Press Office) e Daniela Vecchiato (Segretaria di Manifestazione). L’interesse che hanno dimostrato nel voler collaborare attivamente con l’associzione, risevardo sapzi dedicati e la massima visibilità credo che vada oltre il solo aspetto commerciale. Penso che una struttura come SMAU che negli ultimi anni ha saputo stravolgere il concetto di fiera, realizzando momenti di incontro intineranti tra aziende e utenti, creda molto nell’evoluzione e per questo scommette su nuove idee e progetti.

Per una associazione che da anni porta avanti la sostenibilità informatica negli uffici, è un’opportunità enorme, poter realizzare all’interno di una mafistezione importante come SMAU un isola dedicata al tema del recupero e riciclo del materiale IT.

Il 2 aprile ho partecipato all’evento organizzato da Lexmark, riservato ai giornalisti, chiamato “Earth Month” il cui slogan era “Print Less Save More”, grazie alla collaborazione che da anni ho con la rivista del settore “Il Rigeneratore Italiano.

L’azienda ha presentato i nuovi prodotti che inizierà a commercializzare proprio da questo mese, il tutto condito da una campagna di sensibilizzazione ambientale, “Earth Month„ appunto con la quale Lexmark si impegna a proteggere 242 ettari di foresta pluviale versando un contributo alla “Rainforest Fundation UK„.

I modelli presentati, sui quali potrete trovare maggiori informazioni qui e qui, hanno tutti caratteristiche eco-sostenibili secondo il colosso statunitense, permetteranno cioè all’utente di risparmiare contribuendo al tempo stesso alla salvaguardia ambientale. Dalla funzionalità fronte/retro che permette di dimezzare i volumi di carta stampata, alle cartucce in formato XL che sempre secondo il produttore consentono di stampare il doppio risparmiando denaro e soprattutto diminuendo il volume di rifiuti (cartucce a fine vita).

E’ stato presentato anche un programma per il recupero delle cartucce esaurite. Collegandosi al sito internet l’utilizzatore potrà con estrema semplicità verificare il rivenditore Lexmark più vicino al quale potrà consegnare le proprie cartucce esaurite, garantendo così una corretta gestione del rifiuto. Non è stato specificato però che destinazione avranno le cartucce esaurite adducendo ad un riciclo di materie plastiche e metalliche, niente di nuovo altri già lo fanno da anni (vedi qui). Massimiliano Tedeschi Amministratore Delegato di Lexmark Italia ha dichiarato che in tutto sono 800 i punti vendita autorizzati sul territorio italiano in grado di gestire i rifiuti consegnati dagli utenti professionali e privati, quando ho chiesto come si fossero comportati con le autorizzazioni mi ha risposto “…tutti i nostri rivenditori sono autorizzati allo stoccaggio dei rifiuti, stiamo però lavorando con il ministero dell’Ambiente per modificare la legge, e semplificare la gestione di questa tipologia di rifiuto.„ La risposta mi lascia un po’ perplesso e francamente la considero un po’ troppo diplomatica, conosco molto bene le difficoltà che si incontrano nell’espletare le pratiche per il rilascio delle autorizzazioni. Esistono alcuni vincoli, paesaggistici, faunistici e di tutela della persona che impediscono l’ottenimento delle stesse, per esempio non può esistere un sito di stoccaggio rifiuti in una zona che non sia classificata industriale dal piano regolatore del comune, il sito in questione non può essere prossimo a falde acquifere, parchi naturali, etc… Anche se non si tratta di rifiuti pericolosi, il Dlgs 152 03/04/06 non fa distinzioni in merito.

Assolutamente apprezzabile l’approccio che l’azienda sta avendo nei confronti dell’ambiente, l’iniziativa volta ad educare e sensibilizzare gli utenti ad un comportamento più sostenibile è assolutamente apprezzata, il timore che la logica dei profitti abbia la meglio c’è ed è molto forte. Vestire una campagna commerciale con l’abito ecologico è sicuramente d’impatto sui fatturati, ma non sull’ambiente se quest’ultimo è solo un veicolo promozionale.

La salvaguardia dell’ambiente è un compito che oggi spetta a tutte le persone e che non può più essere delegato o rimandato. Tutti possono contribuire in maniera immediata e concreta, semplicemente mettendo in pratica comportamenti eco-compatibili nella vita quotidiana. Per questo è necessario partire dalla consapevolezza del proprio ruolo e di quanto singole azioni possano avere un forte impatto sulla natura. Solo adottando un atteggiamento ecologicamente corretto e consapevole è possibile dare un reale contributo al benessere del pianeta.„ Partendo da questa dichiarazione fatta da Tedeschi, auspico che l’impegno dell’azienda che dirige non si limiti a dare contributi a “The RAINFOREST FUNDATION„.

Strutturare sistemi che abbiamo come scopo principale azioni coordinate atte alla sensibilizzazione ed educazione delle future generazioni è forse il modo migliore per tentare di risolvere l’annoso problema della salvaguardia ambientale.

REduce – REcover – REuse – REcycle, viene così tradotto da Lexmark:

Non stampare inutilmente…

  • Usare la funzionalità dello scanner per l’invio delle bozze via mail e visualizzare sempre l’anteprima di stampa del documento prima di andare in stampa.

Stampare meno

  • Stampare solo le pagine necessarie, usando le modalità fronte-retro, la bozza e la funzione multi-up.

Stampare in maniera intelligente

  • Preferire sempre l’utilizzo di carta riciclata o certificata

  • Scegliere cartucce originali ad alto rendimento e smaltirle in contenitori separati

  • Restituire le soluzioni al termine del loro ciclo di vita per recuperarle

  • Usate preferibilmente stampanti per piccoli gruppi di lavoro

  • Non disattivare la modalità di risparmio energetico

Riciclare

  • Impegnarsi in prima persona per restituire i prodotti utilizzati, contribuendo responsabilmente al loro riciclo

Fondamentalmente quanto sopra espresso da Lexmark è corretto, forse un po’ limitato e protezionistico. Preferire prodotti riciclati (cartucce) e hardware ricondizionato (stampanti) contribuisce ulteriormente alla tutela e salvaguardia dell’ambiente.

Educare il consumatore ad un utilizzo coscienzioso dei prodotti, organizzare workshop tematici in collaborazione con associazioni ambientaliste, coordinare insomma azioni legate alla tutela e salvaguardia dell’ambiente, cercando di portare a conoscenza di tutti le tecnologie volte alla riduzione de rifiuti in primis e ad una corretta gestione successivamente.

inquinamento.jpgDifendersi dalla spazzatura è prima di tutto un’azione culturale. La spazzatura più pericolosa è infatti quella basata su giri di parole, giochi semantici e fonetici, contrazioni di significati, revisione di concetti e quantaltro sia funzionale a distrarre l’attenzione dal vero oggetto della riflessione.

Un esempio tipico è sostituire alla parola inceneritore la parola termovalorizzatore.

Nel mondo è in corso uno scontro durissimo tra cittadini, Amministrazioni Comunali, Provinciali e Nazionali e gli Industriali, sul tema della costruzione degli inceneritori.

In questo contesto, la domanda da porsi non è se inquina di più un inceneritore o una discarica, bensì cosa possiamo fare per evitarli entrambi. E non si tratta dello stato della tecnica, ma dello stato della ragionevolezza.

Prima differenziamo e ricicliamo il più possibile, poi rifacciamo i calcoli e vediamo quali sono le reali necessità del territorio nazionale in termini di smaltimento rifiuti. Solo dopo potremo iniziare a discutere del metodo con cui trattare il residuo non riciclabile, e da questo punto la popolazione ed i comitati sono (fortunatamente) irremovibili, questa è una condizione non negoziabile.

Da parte della cittadinanza non esistono preoccupazioni per le tasche tartassate dalle tariffe, probabilmente la questione economica interessa squisitamente gli industriali, ma al cittadino interessa la salute propria e dei propri figli, la qualità della vita, la possibilità di procurarsi alimenti non avvelenati da diossine e nanopolveri. Non essere costretti a sottoporsi alle cure dell’oncologo non ha prezzo, molto meglio la bolletta salata.

Negli ultimi cento anni abbiamo seguito un modello di sviluppo dissennato, basato su fallaci presupposti come la perenne disponibilità di materie prime e la capacità dell’ambiente di assorbire una quantità illimitata di inquinanti nocivi, è tempo di rendersi conto che la festa è finita, è tempo di utilizzare le tecnologie in modo intelligente, è tempo che gli industriali si preoccupino degli effetti generali della propria attività e non solo di generare profitto.

Per difendersi dalla spazzatura, in questo caso intesa come rifiuti, bisogna evitare di produrla. Questa è l’unica scelta razionale, in più ha il vantaggio di essere molto semplice.

Sulla base di questa premessa risulta evidente quanto sia fondamentale un sostenibile comunicare, perché nelle parole e nei concetti possono nascondersi insidie e trabocchetti, come –appunto- lo stravolgimento di senso che si produce sostituendo alla parola inceneritore la parola termovalorizzatore.

 

 

Solitamente, anche a causa delle strategie commerciali dei produttori gli utenti tendono a sostituire le stampanti dopo 3-4 anni di vita, in alcuni casi addirittura dopo soli 12 mesi. Si ha spesso la convinzione che sia indispensabile avere macchine più veloci e più performanti. Si tende ad auto convincersi che è indispensabile, al fine di velocizzare processi lavorativi, munirsi di macchine di nuova generazione. A volte, troppo spesso in realtà, si è vittima di pseudo tecnici che di fronte all’incapacità di riparare un guasto, convincono il cliente a sostituire la macchina. Tutto questo porta ad un unico devastante effetto: l’aumento del rifiuto hi-tech. Spesso mal gestito dai rivenditori.

Nell’ottica di un’economia aggressiva, che ha come unico scopo il consolidamento dei fatturati e quindi degli utili, quanto sopra descritto trova la piena approvazione di quanti si prodigano per ottenere il massimo dalle proprie azioni commerciali e di marketing.

E’ necessario però valutare l’impatto ambientale, è necessario cioè rivalutare gli standard economici e di mercato, prendendo in considerazione anche l’ambiente, la produzione e la gestione di rifiuti hi-tech.

E’ di assoluta attualità la questione dei RAEE, le normative che tardano ad essere applicate e la totale assenza di una seria campagna di sensibilizzazione verso gli utilizzatori.

La filosofia alla base di una società sostenibile dovrebbe essere centrata sul riutilizzo, il recupero, il riciclo e quindi lo smaltimento.

Riutilizzo del prodotto finché questo è possibile.

Recupero delle parti ancora funzionanti, come parti di ricambio.

Riciclo di plastica, schede elettroniche, ferro.

Smaltimento delle parti che non possono e non sono riciclabili.

Attuando queste semplici regole, la porzione di rifiuto destinata alle discariche diminuirebbe in modo apprezzabile, con conseguente vantaggio per tutti.

Pensate ad una stampante laser tradizionale (15-20 ppm), tipicamente viene alienata dopo 50-100 mila copie, a volte succede anche molto prima!!! La potenzialità di stampa della stessa è pari a 500.000 copie. Questo significa che le macchine vengono dimesse quando hanno svolto solo 1/5 del lavoro potenziale. E’ lecito dunque presupporre che le stesse possano essere riutilizzate magari da altri utenti con l’unico scopo di aumentare la percentuale di utilizzo della macchina stessa. Evitando così che prodotti funzionanti finiscano inutilmente nelle discariche.