cyberdiscarica.jpgSono entrate in vigore le nuove normative Europee sulla gestione del fine-vita delle apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), normative che dovrebbero riuscire a generare un circuito virtuoso che leghi indissolubilmente le componenti della filiera produttiva, distributiva e dell’utilizzo.

Per fare un esempio concreto, prendiamo il classico caso della postazione informatica che abbiamo sulle scrivanie di casa o dell’ufficio, normalmente composta da pc, monitor e stampante.

Fino ad oggi quando queste apparecchiature si rompevano o comunque erano sostituite dal proprietario/detentore, questi era tenuto ad avviare delle determinate procedure per potersene liberare, dal momento che tali prodotti a fine-vita diventano dei rifiuti. L’utente domestico poteva recarsi all’ecocentro e conferire il materiale, i possessori di partita iva invece dovevano rivolgersi ad aziende specializzate ed adempiere agli obblighi burocratici previsti dalla Legge (scarico dal Libro dei Cespiti, compilazione del Formulario identificativo dei rifiuti e successiva annotazione sul Registro di Carico-Scarico).

In questo meccanismo si annidava un’ingiustizia evidente: il fatto che io cliente, per rinnovare la mia postazione informatica fossi costretto a pagare lo smaltimento di quella vecchia, smaltimento di rifiuti che in realtà non erano prodotti da me medesimo (in quanto utilizzatore del bene), bensì dall’azienda che in origine ha costruito il pc, il monitor e la stampante. Esiste infatti un principio di responsabilità del produttore per il fine-vita dei prodotti che immette sul mercato, e il principio è già stato più volte confermato da sentenze in diversi paesi del mondo. Se produco e commercializzo monitors a cristalli liquidi quando non esistono tecnologie per “riciclarli”, è giusto che io sostenga anche le spese per il loro corretto smaltimento.

Sulla base di queste considerazioni il Legislatore ha deciso di intervenire e decretare la costituzione di un sistema chiuso capace di addebitare tali spese ai singoli produttori/distributori. Molto semplicemente dal 2008 ogni pc, monitor e stampante (oltre agli altri apparecchi elettrici ed elettronici) dovranno essere muniti di una etichetta speciale che identificherà costruttore e distributore, in modo da poter loro imputare i costi di gestione del flusso di rifiuti prodotti dalle apparecchiature immesse nel mercato. Allora io cliente, per rinnovare la mia postazione informatica restituirò quella che voglio smaltire e non sarò costretto a pagare più nulla.

A prima vista sembrerebbe una stupefacente vittoria del cittadino consumatore sulle lobbies delle multinazionali e, allo stesso tempo, una grossa mano per destinare a riciclaggio la totalità dei rifiuti elettrici ed elettronici in circolazione.

A prima vista.

Non serve infatti essere specialisti di marketing per intuire immediatamente come in realtà andranno le cose. Evidentemente –ma con la speranza di essere smentiti- i nuovi prodotti etichettati comprenderanno nel prezzo di vendita il costo dello smaltimento, che quindi tornerà per magia a carico del cliente. E oltre il danno, la beffa, perché quel denaro sarà versato anticipatamente, cioè per un computer venduto oggi l’azienda produttrice incasserà oggi e dovrà spendere a distanza di due-tre anni, che è la vita media di una apparecchiatura tecnologica moderna come un computer o un telefonino.