Da anni si parla di digital divide. Erroneamente si intende con questo concetto il solo l’accesso fisico alla rete.

Sempre piu’ spesso appare chiaro che i problemi sono anche altri. L’utilizzo delle nuove tecnologie comporta strumenti di base e competenze che sono ben lungi dall’essere diffuse.

Gli strumenti di base banalmente sono i client (PC) che hanno ad oggi un costo di ingresso e un costo di gestione spesso ancora elevati. Complice lo strapotere del software proprietario le macchine devono essere molto potenti (e quindi costose) e impongono un costante investimento in termini di software.

L’utilizzo del software libero apre possibilita’ notevoli.

Da un lato infatti la vita media delle macchine aumenta, consentendo di utilizzarle con buona performance per un tempo piu’ lungo, d’altra parte esiste la possibilita’ di recuperare PC cosiddetti obsoleti, dotandoli di software piu’ leggeri consentendone un riutilizzo a costi molto bassi.

Inoltre sui territori sono presenti in modo ormai strutturato e consolidato, gruppi di persone che come mission hanno la proposta delsoftware libero come valida alternativa, e l’offerta di trapasso della nozioni.

La fase storica che stiamo vivendo vede una vera e propria rivoluzione copernicana, dopo l’alfabetizzazione di massa della fine degli anni ’50 oggi e’ necessario pensare ad una alfabetizzazione informatica di massa. Sempre piu’ spesso il rischio appare quello di creare nuove classi di esclusi perche’ inabili all’utilizzo delle tecnologie, e quindi al di fuori della possibilita’ di avvalersi di servizi ed opportunita’ tipicamente offerte dalla rete.

L’utilizzo di software libero e il recupero di PC usati consente di ridurre le barriere all’ingresso, fornendo da un lato macchine a costi maggiormente abbordabili, permettendo dall’altro di aprire hub sul territorio.

E’ importante per questo che la PA si attivi a facilitare questo percorso, mettendo a disposizione i luoghi pubblici per offrire opportunita’ di accesso.

Mettere a sistema questa ricchezza e’ un’occasione da non perdere.

Fastinking, azienda lombarda del settore della rigenerazione intende interpretare questa opzione. Crediamo che i modelli di business vincenti siano quelli inclusivi ed innovativi. Siamo convinti della necessita’ di costruire iniziative che coinvolgano gli stakeholders che rispondano ad esigenze concrete, che siano condivise e partecipate.

La proposta per noi e’ mettere a sistema anni di competenza nella rigenerazione, una struttura industriale e le nostre competenze commerciali per costruire un progetto di pregio.

Sappiamo rigenerare le cartuccie, lo facciamo da anni, da ani risolviamo problemi, smontiamo, ripariamo, rimettiamo insieme. Crediamo che la nostra competenza serva anche a dare impulso ad attivita’ di recupero di hardware obsoleto.

L’ipotesi e’ modulare iniziative che consentano di coniugare l’accesso, la sostenibilita’ ambientale ed il business sostenibile.

Abbiamo quindi deciso di inaugurare una linea che offre una serie di prodotti rigenerati che consentano da un lato di ottenere postazioni complete per la produttivita’ individuale e l’accesso al web, riducendo come detto le barriere all’ingresso. E per questo stiamo aprendo rapporti con tutte quelle realta’ che sul territorio potrebbero contribuire e beneficiare della costruzione di questo valore.

Stiamo discutendo con consorzi e pubbliche amministrazioni per creare una filiera del recupero e del riuso. Se sei un possessore di un vecchio PC (almeno un pentium III) funzionante e non cannibalizzato, se sei una PA o una scuola, o una biblioteca e hai bisogno di un’aula informatica a un prezzo straordinario scrivici.

Infine, se sei una associazione o un ente non profit e ti serve una postazione per uno dei tuoi operatori… beh, saremo lieti di regalarti il pc che ti serve.

Una Risposta to “Rigenerazione e software libero”


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