Solitamente, anche a causa delle strategie commerciali dei produttori gli utenti tendono a sostituire le stampanti dopo 3-4 anni di vita, in alcuni casi addirittura dopo soli 12 mesi. Si ha spesso la convinzione che sia indispensabile avere macchine più veloci e più performanti. Si tende ad auto convincersi che è indispensabile, al fine di velocizzare processi lavorativi, munirsi di macchine di nuova generazione. A volte, troppo spesso in realtà, si è vittima di pseudo tecnici che di fronte all’incapacità di riparare un guasto, convincono il cliente a sostituire la macchina. Tutto questo porta ad un unico devastante effetto: l’aumento del rifiuto hi-tech. Spesso mal gestito dai rivenditori.

Nell’ottica di un’economia aggressiva, che ha come unico scopo il consolidamento dei fatturati e quindi degli utili, quanto sopra descritto trova la piena approvazione di quanti si prodigano per ottenere il massimo dalle proprie azioni commerciali e di marketing.

E’ necessario però valutare l’impatto ambientale, è necessario cioè rivalutare gli standard economici e di mercato, prendendo in considerazione anche l’ambiente, la produzione e la gestione di rifiuti hi-tech.

E’ di assoluta attualità la questione dei RAEE, le normative che tardano ad essere applicate e la totale assenza di una seria campagna di sensibilizzazione verso gli utilizzatori.

La filosofia alla base di una società sostenibile dovrebbe essere centrata sul riutilizzo, il recupero, il riciclo e quindi lo smaltimento.

Riutilizzo del prodotto finché questo è possibile.

Recupero delle parti ancora funzionanti, come parti di ricambio.

Riciclo di plastica, schede elettroniche, ferro.

Smaltimento delle parti che non possono e non sono riciclabili.

Attuando queste semplici regole, la porzione di rifiuto destinata alle discariche diminuirebbe in modo apprezzabile, con conseguente vantaggio per tutti.

Pensate ad una stampante laser tradizionale (15-20 ppm), tipicamente viene alienata dopo 50-100 mila copie, a volte succede anche molto prima!!! La potenzialità di stampa della stessa è pari a 500.000 copie. Questo significa che le macchine vengono dimesse quando hanno svolto solo 1/5 del lavoro potenziale. E’ lecito dunque presupporre che le stesse possano essere riutilizzate magari da altri utenti con l’unico scopo di aumentare la percentuale di utilizzo della macchina stessa. Evitando così che prodotti funzionanti finiscano inutilmente nelle discariche.